Un convegno domani 26 ottobre e venerdì 27 ad Arezzo organizzato dal Dipartimento dell’Università di Siena, che presenta anche una mostra su sette storie esemplari di uomini, donne e bambini ricoverati nell’ospedale del Pionta, oggi campus universitario.
Sarà presentato l’archivio sonoro donato all’Ateneo dalla storica Anna Maria Bruzzone, che negli anni Settanta aveva intervistato decine di ricoverati nel manicomio di Arezzo
I manicomi toscani e le diverse esperienze prima e dopo la legge 180, da Arezzo a Firenze, da Lucca a Volterra e Pistoia. Se ne parlerà il 26 e 27 ottobre nel convegno “Gli asili della follia”, organizzato dall’Università di Siena ad Arezzo, città che con l’arrivo nel 1971 di Agostino Pirella, collaboratore di Franco Basaglia a Gorizia, diventò protagonista del superamento definitivo della reclusione manicomiale.
Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli studi e i dibattiti sugli ospedali psichiatrici, in particolare sull’elaborazione teorica, la pratica e l’impatto della psichiatria radicale. “Questo convegno vuole rilanciare una riflessione pluridisciplinare sulla salute mentale, ritenuta urgente anche per affrontare le sfide del presente e del futuro”, spiegano gli organizzatori, docenti e ricercatori del Dipartimento dell’Università di Siena con sede ad Arezzo, che da oltre un anno sono impegnati in un progetto di ricerca interdisciplinare, coordinato dal professor Massimo Bucciantini, condotto soprattutto sulle fonti dell’archivio storico dell’Ospedale neuropsichiatrico di Arezzo. Costituito da registri, quaderni, fotografie, carteggi del direttore e dell’economo e soprattutto da cartelle cliniche – circa 12 mila del manicomio e 19 mila del Padiglione neurologico – l’archivio aretino rappresenta un importante patrimonio, da tempo recuperato, riordinato e inventariato dalla stessa Università di Siena, che venti anni fa ha anche trasformato l’area ospedaliera del Pionta in un campus. I primi risultati delle ricerche fanno emergere aspetti ancora poco conosciuti, che riguardano la presenza di bambine e adolescenti, sedicenni e diciassettenni, internate e “custodite” nel manicomio, circa il dieci per cento dei ricoverati nella struttura aretina. E poi ancora studi particolari sul ruolo dei cappellani del manicomio, sull’atelier di pittura, sugli arredi e l’architettura.
Ai lavori, che si apriranno giovedì 26 ottobre alle ore 14,30 nel campus del Pionta in viale Cittadini (ex palazzina “Donne” del manicomio, aula 3), parteciperanno docenti dell’Università di Siena e di altri atenei italiani, insieme a rappresentanti del Ministero della Salute e di alcune aziende sanitarie.
Sarà l’occasione anche per presentare l’Archivio sonoro della storica piemontese Anna Maria Bruzzone, che negli anni Settanta aveva intervistato decine di ricoverati nel manicomio di Arezzo, le cui testimonianze erano poi state pubblicate da Einaudi nel volume “Ci chiamavano matti”. L’archivio, unico del genere in Italia, è stato donato al Dipartimento di Scienze della formazione, scienze umane e della comunicazione interculturale dell’Università di Siena, con sede ad Arezzo. E’ costituito da decine di audiocassette che saranno catalogate e digitalizzate – con il contributo della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana – e troverà posto nell’archivio storico del manicomio aretino.
Nelle due giornate si potrà anche visitare la mostra “Finirò per diventare eternamente pazza. Immagini dal manicomio di Arezzo”, a cura di Stefania Gherardi, Lucilla Gigli e Patrizia Montani: sette storie di donne, uomini e bambini che contengono molti elementi comuni a quelle della totalità dei ricoverati nel manicomio di Arezzo e in questo senso esemplari. Attraverso l’internamento furono estromessi e marginalizzati dalla società, perché non rientravano nei consueti canoni di “normalità” o perché il manicomio rappresentava l’unica soluzione prevista per fronteggiare la difficoltà delle famiglie a farsi carico di persone bisognose di particolari attenzioni.
In occasione del convegno verrà inoltre esposta l’opera “Incantamento” di Milena Moriani, che ha come soggetto Adalgisa Conti, internata per oltre 60 anni nel manicomio aretino e la cui autobiografia è stata pubblicata nel 1978 nel volume “Manicomio 1914: Gentilissimo sig. dottore, questa è la mia vita”.
Il programma del convegno è pubblicato nel sito del Dipartimento di Arezzo dell’Università di Siena www.dsfuci.unisi.it.