Prosegue il filo diretto tra Arezzo e Lituania nel segno dell’arte di Raffaello Lucci. Dopo essere stato uno dei protagonisti della collettiva “Viva, Italija!” nella città d’arte di Siauliai, che comprendeva le opere di dieci autori italiani, tratte dalla raccolta dell’avvocato, curatore d’arte e collezionista Jonas Nekrašius, dal 22 maggio 2020 sarà dedicata una mostra virtuale al pittore aretino dal titolo “Engravings”, curata dallo stesso Nekrašius per la galleria d’arte interna all’Università di Siauliai.
I due si erano conosciuti nei primi anni Novanta, quando l’uomo di cultura lituano viaggiò in Italia su incarico del suo governo in cerca di autori con cui attivare scambi. Avendo già visto alcune opere di Lucci nel circuito internazionale degli ex libris, Nekrašius giunse ad Arezzo per conoscere il pittore, dopodiché lo invitò per una settimana nel paese baltico. Seguirono mostre nelle principali città a metà anni Novanta, con il clou della personale di Vilnius nel 1996. Dopo molto tempo, nel corso del 2020 la proficua collaborazione si è riattivata.
“Engravings” abbraccia tutto il percorso di Lucci dedicato alla grafica, partendo dagli esordi degli anni Settanta fino ad arrivare agli esiti attuali. Il progetto lituano tuttavia non si esaurisce qui, perché alla mostra virtuale si collegheranno delle lezioni ideate per gli studenti dell’Università di Siauliai, dedicate agli ex libris, all’acquaforte, alla litografia e al disegno, che avranno come materiale didattico le opere del maestro aretino.
Suggestiva anche l’immagine scelta per la locandina, che è “Terra etrusca” del 1991 realizzata con le tecniche dell’acquaforte e dell’acquatinta, ispirata all’Arezzo etrusca e in particolare all’area archeologico-naturalistica di Castelsecco. Il lavoro fu acquistato da un collezionista privato e in seguito venne donato al MAEC di Cortona nel periodo in cui era guidato da Paolo Giulierini, oggi direttore del Museo Archeologico di Napoli. Adesso fa parte delle collezioni dell’Accademia Etrusca ed è accompagnato, come succede spesso con le opere di Lucci, da un suo testo poetico:
Tra le erbe che crescono sempre anche là dove il vento non vuole,
nel teatro come oggi rimane,
camminiamo sui sassi, passando senza rumore
come i nostri perché che durano appena.
Pensieri lasciati da soli
mi sembrano, un tempo forti e fedeli, entusiasti;
ora pietre indifese alla pioggia, ai nostri piedi,
ciò che rimane, ciò che ci dice.
Ma noi ascoltiamo guardando opachi, indefiniti come il
nostro poco e sentiamo bisbigli che lasceremo per terra.
Un tempo ci furono mani, lì, dove erbe crescono sempre
originando fiori come stelle lontane, troppo da noi,
per poter essere colte;
ci furono voci più belle dei nostri silenzi compresi,
adulti, senza rumore, discreti,
concreti dei nostri giorni, del nostro sapere,
del nostro vivere insieme da soli.