“Era meglio se l’avessero preso all’accademia”
Venerdì 29 marzo l’ultimo evento collaterale della personale di Maurizio Rapiti allo spazio Art & People di Sansepolcro. Per l’occasione ci sarà un live painting di vari artisti contro la guerra. Dalla sua apertura tante persone hanno visitato la mostra in cui l’artista valtiberino rivisita in chiave ironica i dipinti giovanili di Adolf Hitler.
SANSEPOLCRO – Prosegue fino al 2 aprile 2024, allo spazio Art & People di via XX Settembre 106, a Sansepolcro (AR), la mostra “Era meglio se l’avessero preso all’accademia”, personale di pittura di Maurizio Rapiti alias Benjamin “Bibi” Netanyahu.
→ L’esposizione, realizzata in collaborazione con l’associazione Cultura della Pace, sarà visitabile dal venerdì alla domenica, dalle ore 18 alle 20, a ingresso libero e gratuito.
Venerdì 29 marzo, alle ore 21, ci sarà l’ultimo evento collaterale della mostra, ovvero un live painting di artisti vari dal titolo “La passione di tutti”. Le vetrine di Art & People accoglieranno parole di pace e riflessione nei confronti delle guerre, ponendo l’attenzione sulla tragica situazione in Palestina, dove va avanti dallo scorso ottobre una feroce controffensiva delle forze di difesa israeliane, mentre il mondo occidentale di fatto giustifica, con il suo assordante silenzio, il massacro della popolazione civile palestinese.
La mostra di Rapiti ha riscosso fin dalla sua apertura interesse e curiosità da parte di un vasto pubblico. “Era meglio se l’avessero preso all’accademia” prende infatti spunto dalle aspirazioni artistiche giovanili di Adolf Hitler, cassate dalle bocciature all’esame di ammissione dell’Accademia di Belle Arti di Vienna.
Con un’operazione originale l’artista valtiberino, noto per la sua capacità unica di rivisitare in chiave contemporanea e ironica i grandi capolavori della storia dell’arte, ha riprodotto alcuni dei quadri realizzati in gioventù dal feroce dittatore, firmandoli con uno pseudonimo che rimanda a un noto politico dei nostri tempi, il primo ministro dello stato di Israele Benjamin Netanyahu.
La personale di Maurizio Rapiti diventa così uno strumento di denuncia e riflessione nei confronti delle guerre di ieri e di oggi, perché come sostengono i promotori della mostra, “c’è bisogno di riflettere su nuove modalità di risoluzione del conflitto: se vogliamo un’altra Storia, dobbiamo cambiare modo di viverla, senza riprodurre gli stessi errori del passato”.