Fino al 19 aprile due delicati piedini calzati in terracotta dall’area della Catona saranno i protagonisti della mostra Ai piedi degli dei. Le calzature antiche e la loro fortuna nella cultura del Novecento”, inaugurata il 16 dicembre a Firenze al Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Il reperto è uno dei raffinatissimi frammenti dell’apparato decorativo di uno o più edifici sacri etruschi rinvenuti da Luigi Pernier nel 1918 sotto le mura nord del Prato di Arezzo e ha colpito così tanto i curatori della mostra da essersi conquistato un posto d’onore sulla copertina del catalogo.

Del tema di questo importante evento espositivo fiorentino parlerà sabato 11 gennaio 2020 alle ore 16.30 Lorenza Camin, archeologa curatrice della mostra, nell’ambito del ciclo di incontri al Museo “Percorrendo l’Antichità”.

L’incontro

Da quando l’uomo ha acquisito la stazione eretta, le scarpe sono divenute un accessorio indispensabile per proteggere il piede dalle asperità del terreno e consentirgli tutte quelle attività che potevano garantire la sopravvivenza. Inevitabilmente, quindi, le scarpe divennero parte integrante del vestiario e, al pari di questo, indizio dello status sociale del proprietario. Le scarpe, un tempo come ancora oggi, raccontano molto della persona che le indossa: il sesso, il mestiere, la condizione sociale e le sue scelte estetiche. Nel mondo classico, in particolare, la foggia delle calzature era spesso esclusiva di determinate categorie: le caligae chiodate, ad esempio, erano usate prevalentemente dai soldati perché ideali per le lunghe marce, mentre i calcei, simili a bassi stivaletti spesso vivacemente colorati, connotavano le classi più elevate (patrizi, senatori e imperatori). Le fonti tramandano che le cortigiane, invece, erano solite indossare sandali che recavano, sul lato inferiore della suola, dei chiodini che lasciavano sul terreno un’impronta con la scritta “seguimi”. La seduzione, del resto, è da sempre un aspetto connaturato con questo tipo di indumento che, non a caso, svolgeva un ruolo simbolico di primo piano anche nel rito nuziale antico. La figura stessa del calzolaio godeva di un particolare fascino nella cultura del periodo. Platone, nel Teeteto, arriva addirittura a definire l’arte di questo artigiano una vera e propria scienza. Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che, già nel mondo antico, la scarpa poteva essere la protagonista di favole come quella di Rodopi, diretta antenata di Cenerentola.

Di tutto questo si parlerà nella conferenza di sabato 11 gennaio, in cui veranno proposti non solo alcuni dei più comuni modelli indossati nell’antichità, ma anche le suggestioni che, di questo mondo, la moda e il cinema hanno recepito nel secolo scorso.

Il relatore

Ha collaborato e sta collaborando a numerosi progetti di mostra per le Gallerie degli Uffizi.

E’ laureata e specializzata in Archeologia romana presso l’Università degli studi di Firenze con il prof. Vincenzo Saladino e ha conseguito un dottorato in Tecnologie e Management dei Beni Culturali alla scuola di Alti Studi IMT Lucca che ha avuto come obiettivo la ricostruzione 3D di Lucca romana.

Ha partecipato in qualità di responsabile agli scavi stratigrafici sulla pendice settentrionale del Palatino, diretti dal prof. Andrea Carandini, e al progetto di ricognizione topografica della Valle del Cecina coordinato dal prof. Nicola Terrenato.

Ha curato la sezione romana del Museo archeologico di Pomarance (PI) e con Fabrizio Paolucci il nuovo allestimento del percorso archeologico di Santa Reparata e la mostra A cavallo del tempo. L’arte di cavalcare dall’Antichità a Medioevo.